Nelvento

Nel Vento

«Nel nome di Dio, nel nome di Jahvé
ho difeso la Terra, la Terra di Mosé.
Contro i terroristi, contro questi ladri
ho difeso la Terra, la Terra dei miei padri.»

«Nel nome di Allah e nel nome di Maometto
ho difeso la Terra, ho difeso il mio tetto.
Contro gli invasori, contro questi ladri
ho difeso la Terra, la Terra dei miei padri.»


« Col mitra in mano e la Bibbia nel cuore
ho ucciso gente, ho creato dolore.
A Sabra e Shatila e in altri paesi
ho fatto stragi di palestinesi.»

«Le bombe addosso e il Corano nel cuore
ho ucciso gente, ho creato dolore.
A Gerico, a Hebron da solo o con i miei
ho fatto stragi, ho ucciso Ebrei.»


«Un lampo, un botto e ora sono nel vento.
Nel vento con me tanta gente in quest'evento.
Un lampo, un botto poi tutto è finito,
ti crolla un mondo, ti crolla un mito.»

«Non ho più un colore, or che son morto,
non ho una divisa né un passaporto.
Nel vento, tutti sappiamo, ormai, la verità...
c'è una razza sola: l'Umanità.»

(Pino Bullara)

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domenica 17 ottobre 2010

(Rosa Balistreri)

Rosa

«Vidi la luce il primo giorno di Primavera,
al quinto anno di quella maledetta era.(1)
Rosa rossa sbocciata tra spine e arsura,
tuttavia, crebbi forte e ancora più sicura.

A quindici anni finì la mia giovinezza:
un compagno imposto, dolore e amarezza.
Altra vita, altri luoghi sognava il cuore,
ma, intorno a me, solo miseria e squallore .

Lasciai la mia terra per una più fortunata,
portando nel cuore, sempre, la mia Licata.
Le sofferenze e i dolori della mia terra cantai,
dei fanciulli sfruttati in miniera raccontai.

Il venti settembre del millenovecentonovanta,
a Palermo, rifiutando preti e acqua santa,
volai nel vento, portando la mia bandiera rossa;
a Trespiano riposano, in pace, le mie ossa.

Ma il mio spirito aleggia sulla mia Licata:
amara terra ingrata... ma tanto amata.
E quando sulle onde del mare soffia il vento,
si sente cantare la mia voce... il mio lamento.»

(1) 21 Marzo dell'era fascista, cioè, del 1927

(Pino Bullara)

giovedì 7 ottobre 2010

Cacca



In quanti modi ti si può chiamare!
In quante forme ti si può trovare!
Sei rifiutata, espulsa, ma vitale,
nel ciclo biologico sei essenziale.


Quando sei sostanza d'analizzare,
diventi scienza, non sei più volgare;
umana che tu sia, oppure d'animale,
ti chiami feci (al femminile plurale).


Sei stabbio, concio e anche letame,
oppure prodotto fecale di bestiame,
o escrementi (al maschile plurale),
o anche sterco, nel mondo animale,


Spalmata sulla terra sei un tesoro:
diventi concime, cara come l'oro;
ti chiamano, allora, fertilizzante,
in grani non sei più maleodorante.


Come stallatico hai un aspetto bello,
in polvere sei guano di pipistrello.
Popò e cacca, sei nei pannolini,
o quando si parla con i bambini.


Attraversi la fogna e sei liquame;
una merda chi agisce da infame;
ed è uno stronzo, e non vale niente,
chi si comporta meschinamente.
(Pino Bullara)

GIROTONDO

giovedì 10 giugno 2010

Un omino piccino piccino



Conosco un omino piccino piccino,
che esordì in crociera come ballerino.
Riusciva, appena, a sbarcare il lunario,
ma poi come fu! Divenne miliardario.

Aprì cantieri, costruì ville e palazzine,
creò televisioni private, con pupi e veline.
Ma aveva sempre un quel far truffaldino,
perché era... un omino piccino piccino.

Infine, il salto di qualità volle tentare:
scese in politica e si diede ben da fare.
Fondò un partito, divenne Presidente, perfino,
restava, però... un omino piccino piccino.

Venne accusato di tanti imbrogli e reati,
lui si difese attaccando politici e magistrati.
Si fece leggi come quelle per il "Delfino",
ma fu sempre... un omino piccino piccino.

Era intollerante a dissensi e a opposizione.
Tentò, pure, di stravolgere la Costituzione.
Anche del Duce provò a seguire il cammino,
rimase, però... un omino piccino piccino.
(Pino Bullara)

lunedì 24 maggio 2010

È primavera

L'estate è vicina, ma ritarda ad arrivare;
le cicas, in giardino, sono da rinvasare.
Si sogna il mare, la spiaggia, la scogliera;
si sogna l'estate, ma ancora... è primavera.


Son tornate a fiorire le mimose
nel mio giardino.
Son tornate a fiorire le rose
e il gelsomino.
Vistosa appare, sopra il cancello antico,
una gialla cresta.
Le tortorelle, sui rami nudi del fico,
volano in festa.
E intorno, il verde del “buganville”
esalta gli altri colori.
Le brattee nascono a cento e a mille,
più in là, ecco dei fiori.
Nell’aria si sentono le note melodiose
d’una capinera.
Son tornate a fiorire le mimose:
è primavera.
(Pino Bullara)

venerdì 21 maggio 2010

Scarpe



Scarpe di seta, delicate e fine,
portano ai piedi le ballerine,
hanno le punte forti e dure
per farle stare dritte e sicure.

I contadini portano scarponi,
che sono duri come mattoni,
sono sicuri e impermeabilizzati,
per il loro mestiere sono indicati.

I pompieri usano grandi stivali:
sono di gomma, sono speciali,
son resistenti all'acqua e al fuoco;
il loro mestiere non è un giuoco.

Le scarpe dei bimbi son colorate,
sono di pelle, di stoffa o plastificate.
Le scarpe delle persone poverelle
son fatte solo... delle propria pelle.

C'è chi, poi, porta scarpe griffate,
scarpe alla moda e ben lucidate,
scarpe di pelle vera di gran qualità,
ma tutto questo... non dà felicità.
(Pino Bullara)
Scarpe (Sito)

domenica 16 maggio 2010

Una Matita


« Io fui soltanto una piccola matita,
una semplice matita tra le Sue dita.
Di Dio, fui solo un mezzo indegno,
per la realizzazione del suo disegno.

“Ama il prossimo tuo come te stesso”
e senza distinzione di età e di sesso,
di razza, di credo politico e religioso,
io amai tutti: dal povero al facoltoso.

Col nome Teresa, a Lui mi votai tutta.
Lasciai Skopje e andai a Calcutta.
Con tutto l’amore, la fede e la bontà
cercai, soltanto, di fare la Sua volontà.

In ogni fratello vedevo il Suo volto,
quel che facevo non era mai molto,
mi assillava solo una preoccupazione:
non essere abbastanza a disposizione.

E infine, quando lasciai questo regno,
alle sorelle ricordai il nostro impegno:
a Dio abbiamo consacrato la vita,
siamo solo matite, tra le Sue dita.»
                                    (Pino Bullara)

Una Matita (sito)

mercoledì 5 maggio 2010

ITALIA


Italia

A Quarto la luna faceva capolino
a due navi della società Rubattino.
Vennero mille uomini di nascosto,
decisi a unificar l’Italia ad ogni costo.
Salparono di notte il cinque maggio,
con tutto l’entusiasmo ed il coraggio.
Poi, l’undici a Marsala sbarcarono
a migliaia i picciotti vi si unirono.

Calatafimi, Palermo e poi Milazzo,
infine, entrati a Napoli nel palazzo.
Vinta a Volturno l’ultima resistenza,
l’unità d’Italia prendeva consistenza.
Ecco i due uomini di fronte, a Teano:
Garibaldi va avanti e tende la mano:
“Saluto il primo re d’Italia, con onore.”
E Vittorio Emanuele: “Grazie di cuore.”

Poi, il diciassette marzo successivo,
avvenne, infine, l’evento conclusivo:
A Torino si unì il nuovo parlamento
per ratificare il grande avvenimento.
Ma il primo re d’Italia fu un secondo “,
per sottolineare all’Italia e al mondo
la conquista di terre del suo casato
e non la nascita di un nuovo stato.

Di acqua nei fiumi ne dovrà passare
per affermare la volontà popolare.
Finita la seconda guerra mondiale
rinascerà un'Italia nuova e più vitale.
Un’Italia repubblicana e unitaria,
membro dell’Europa comunitaria
Un’Italia più libera e democratica
che si fonda sul lavoro e sull’etica.
(Pino Bullara)



ITALIA (www.nelvento.eu)


venerdì 30 aprile 2010

Ettore


Non Achille è stato il mio eroe. Ho sempre apprezzato
l'umano Ettore, preferendolo all'iracondo semidio Pelide.


Ettore


Di Ettore, o Diva, fammi cantare;
del suo eroismo aiutami a narrare.
Con che coraggio affrontò la sorte!
Come Achille gli inflisse la morte!


C'era rancore nel cuor del Pelide
per dissapori avuti col re Atride.
Il fato arrideva in campo troiano,
offeso, Achille non muoveva mano.

Ettore, ardito, faceva fuoco e faville;
quand'ecco spuntar le armi d'Achille;
senza esitare, l'eroe affrontò il rivale,
convinto che fosse allo scontro fatale.

Del suo nemico presto ebbe ragione,
però grande, poi, fu la sua delusione:
non il Pelide, Ettore aveva annientato,
ma l'amico Patroclo, così camuffato.

Pieno di ira, Achille grida vendetta:
sfidare il troiano a presto si affretta.
A Ilio, sotto la grande fortificazione,
si volgerà la sfida all'ultima tenzone.

Un bacio ad Andromaca e al piccino,
poi Ettore va incontro al suo destino.
Il vero Pelide c'è ora sotto l'armatura:
a uno dei due toccherà morte sicura.

"Il Priamide che il dardo scaglierà,
il figlio di Teti, finalmente, ucciderà".
Non Ettore avrà, però, questa occasione,
sarà, poi Paride a colpirlo nel tallone.

Per lui è in serbo una morte atroce:
ucciso e dilaniato dal "Piè veloce".
Un semidio contrasterà il domatore,
fino a quando il suo corpo avrà vigore.

Atropo porrà fine al combattimento,
tagliandogli il filo, poi, in un momento.
Per dodici giorni ci sarà un gran lutto;
piangerà Ilio: casa reale e popolo tutto.

(Pino Bullara)


Ettore (Nelvento/sito)

mercoledì 28 aprile 2010

No al federalismo


"La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e
promuove le autonomie locali..." (Art. 5 Costituzione).
Perchè rompere per poi incollare ciò che è già unito?

No al federalismo in Italia!

sabato 10 aprile 2010

ora nel vento



Ora nel vento...


«Ricordo quand'ero, ancora, bambino,
il tuo banco di scuola al mio era vicino,
studiavamo tutti la stessa lezione,
ed eravamo tutti una sola nazione.

La tua squadra del cuore... era la mia,
la tua casa... era nella mia stessa via;
tuo padre insieme al mio lavorava,
tua madre con la mia, spesso, stava.

Poi un dì, dissero che eri un Ebreo:
un ricercato dalla legge, cioè, un reo;
dissero che con me non potevi più stare;
e una notte ti vennero a prelevare.

Sei salito su un carro bestiame;
ti han marchiato come un infame;
ti hanno messo un numero di lista,
e da allora, ti ho perso di vista.

Poi una notte, prelevarono anche me,
perché volevano sapere ancor di te,
perché non ero nel loro stesso coro;
perché anch'io ero diverso da loro.

Sono salito su un carro bestiame,
mi han marchiato, come un infame.
un numero di lista mi hanno dato,
e da allora, non son più ritornato.

Fui in un campo di concentramento:
quanta crudeltà! Poi volai nel vento.
Ti rivedo qui, compagno d'istruzione,
ora nel vento... siamo tutti una nazione.»
(Pino Bullara)

sabato 27 marzo 2010

Rai x 1a Notte


«La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.»
(Costituzione: art.21, comma II)

No alla DITTATURA


RAI PER UNA NOTTE